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GENITORI E SCUOLA: SGUARDI INCROCIATI

GENITORI E SCUOLA: SGUARDI INCROCIATI” E’ IL TITOLO DEL PROGETTO CHE HA VISTO COINVOLTI BAMBINI, GENITORI, NONNI E INSEGNANTI DELL’ ATTUALE  CLASSE TERZA  DELLA SCUOLA PRIMARIA DI RIVAROLO MANTOVANO, DURANTE L’ ANNO SCOLASTICO 2016/2017.

 

Insieme ci siamo più volte incontrati presso Palazzo Del Bue ed il risultato finale del nostro percorso è stata la realizzazione di borse costruite con stoffe riciclate come vecchi jeans o magliette.

I bambini hanno prima ideato alcuni modelli e forme, attribuendo loro anche un nome.

Insieme, abbiamo anche individuato il logo identificativo del nostro gruppo formato da bambini, genitori e insegnanti: sole e luna insieme, vicini, a indicare un legame necessario, continuo, imprescindibile.

Ogni borsa è corredata da una o più storie ideate e sinteticamente commentate da bambini, insegnanti e genitori. La protagonista è sempre una borsa che, in ogni storia, assume significati SIMBOLICI differenti.

 

Perché proprio la borsa è stata oggetto del nostro laboratorio?

Perché è ricca di significati simbolici ed è usata da tutti: chi di noi, almeno una volta al giorno, non ne ha portata una, anche semplicemente quella della spesa?

La borsa, da un punto di vista simbolico, rappresenta il potere di contenere, è un luogo di conservazione, quindi di vita e salute. Essa è associata agli dei messaggeri, come Mercurio, è il simbolo di qualcosa che preserva ciò che è prezioso o ritenuto tale.

La borsa assume un aspetto dinamico quando si dilata e diventa borsa da viaggio o… zaino pesante che i bambini portano ogni giorno a scuola!!!

Essa è uno degli accessori più indispensabili: contiene il nostro microcosmo privato, tutto quell’ insieme di oggetti indispensabili e non che rappresentano ciò che di nostro vogliamo che ci accompagni nel nostro viaggio quotidiano.
La borsa rappresenta anche un contenuto segreto di cui quasi sempre solo il proprietario conosce il contenuto.

La nostra borsa è un oggetto rassicurante: è come un pezzo di casa, è il guscio della lumaca, è l’oggetto che, durante la Seconda Guerra Mondiale, serviva a contenere ciò che si voleva portare con sé scappando dagli allarmi dei bombardamenti…

 

 

                    INVENTARE STORIE? UNA COSA SERIA

Si può palare di cose serie e importanti anche inventando storie… Che cosa intendiamo per cose serie e persone serie?

Prendiamo il caso di Isaac Newton che era, senza dubbio, una persona serissima. Una volta, se è vero quello che raccontano, egli se ne stava sotto un albero di mele quando una gli cadde in testa. Un altro, al posto suo, avrebbe detto parole poco gentili e si sarebbe cercato un altro albero.

Invece, il Signor Newton cominciò a domandarsi: “Perché questa mela è caduta all’ ingiù? Come mai non è volata all’ insù? Perché non è caduta a destra o a sinistra, ma proprio in basso? Quale forza misteriosa l’ha attirata in basso?”

Una persona priva di immaginazione, ascoltando discorsi del genere, avrebbe concluso: “Quel Signor Newton è poco serio, crede in forze misteriose, magari crede che ci sia un mago al centro della Terra… Egli pensa che le mele possano volare come il tappeto delle Mille e una Notte! Alla sua età crede ancora alle favole…!”

Invece il Signor Newton ha fatto le importanti scoperte che tutti sappiamo perché aveva una mente aperta in tutte le direzioni, capace di immaginare cose inimmaginabili, aveva una grande fantasia, una forte immaginazione, immaginava cose che non esistevano ancora…

Crediamo che le favole, quelle vecchie e quelle nuove e quelle che ogni giorno possiamo inventare, possano contribuire a educare la mente. La fiaba e la favola sono il luogo di tutte le ipotesi, ci danno le chiavi per entrare nella realtà per strade nuove!

                                     

    

        

                                      LE STORIE DI “SGUARDI INCROCIATI”

​

 LA BORSA METAFORA DI… Storie inventate da noi

 

 

   LA BAMBINA CON LA BORSA

 

 

C’ era una volta una bambina che possedeva una piccola borsa che portava sempre con sé.

Camminava la bambina, ed era sempre contenta, ma un giorno, mentre si trovava in un bel prato nel cuore del bosco, un vento forte e dispettoso soffiò tanto da portargliela via.

La bambina si fece subito triste, ma non perse il suo coraggio. Sicuramente quel vento che le aveva portato via la sua borsa prima o poi avrebbe fatto in modo di fargliela ritrovare intatta. Altre volte era successo, altre volte si era sentita triste per qualcosa che aveva perso, ma con coraggio aveva sempre ritrovato la felicità.

 

(Lorenzo, Lavina, Anas, Reyan, Prabhjot, Edoardo M.)

 

(La borsa metafora della fiducia)

 

 

 

 

   PRENDIMI LA MANO!

 

Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano grandi ed eleganti negozi.

Il papà portava una borsa piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino:

“Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile, ti ho preso le bustine dei calciatori… Che cosa devo ancora prenderti? ”

“Prendimi la mano” rispose il bambino.

 

(Noemi, Simone, Miryam, Cecilia, Giulia, Jacopo R.)

 

(A volte le nostre borse sono piene di cose inutili…)

 

 

                                                  

 UNA BORSA PIENA DI FATICHE

 

C’ era una volta un uomo che si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un vecchio saggio:

“Mi sento come se portassi ogni giorno una borsa pesante e ingombrante! Sono stanco e affaticato. Le difficoltà di ogni giorno mi pesano “.

Il vecchio saggio prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere dicendo:

“Queste sono le tue sofferenze”. Tutta l’acqua del bicchiere si intorpidì e si sporcò.

Il vecchio saggio la buttò via e prese un’altra manciata di cenere identica alla precedente, la fece vedere all’ uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare. La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente com’ era prima.

“Vedi?” spiegò il saggio, “ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d’ acqua o il mare”.

 

(Riccardo, Davide, Edoardo S., Stefano, Greta T.)

 

(La borsa metafora delle nostre fatiche)

 

 

UNA BORSA MAGICA

 

C’era una volta una bambina di nome Valentina che viaggiava sempre con la sua inseparabile borsa. Tutti credevano fosse magica perché ogni volta che a qualcuno serviva o desiderava qualcosa lei lo riusciva sempre a trovare frugandoci dentro. Proprio per questo la portava sempre con sé, perchè, pur non sapendo di preciso il suo contenuto, sapeva che c’ era sicuramente tutto quello che al momento giusto le sarebbe servito.

Durante una vacanza con i suoi genitori, mentre era in macchina, si accorse che la sua borsa brillava.

In effetti, era da un po’ di tempo che la sua borsa faceva così e lei non sapeva spiegarsi cosa volesse dire. Improvvisamente, a Valentina sembrò di sentirla parlare…

No, non era la sua immaginazione: la sua borsa le stava dicendo che era contenta di viaggiare con lei! Era piena di domande e quando si hanno delle domande è molto bello viaggiare!

 

(Alessandro, Hana, Alberto)

 

(Inchiniamoci sempre davanti alle domande, mai davanti alle risposte. E’ solo con le domande che prosegue la nostra crescita)

 

 

UNA BORSA PER TANTI SOVRANI

 

Nadir era un ragazzo di nove anni, forte, autonomo e curioso: voleva sempre sapere il perché delle cose che accadevano! Girava di città in città alla ricerca di un saggio che sapesse rispondere alle sue domande.

Un giorno, mentre il sole stava per tramontare, scorse all’ orizzonte la figura di un’anziana donna che portava con sé una borsa ingombrante e pesante. Le andò incontro e le domandò se aveva bisogno di aiuto. La donna capì che quel ragazzo era gentile e coraggioso.

“Cosa vuoi in cambio?” chiese la donna.

“Nulla” rispose Nadir, “Se tu ha bisogno di me vuol dire che anche io ho bisogno di te”.

“Io sono vecchia e stanca, ho cinque figli che governano cinque paesi, ma sono nemici fra loro: se tu mi aiuterai farò tornare la pace.”

Il ragazzo comprese il messaggio, si caricò sulle spalle la pesante borsa, salutò la donna e si allontanò verso il deserto.

Giunse alle porte della prima città, entrò e si trovò davanti un palazzo di mattoni gialli e sulla torretta una bandiera che sventolava.

“Devo consegnare il pane e l’acqua”, disse a una guardia. “Entra pure, troverai il sovrano nella reggia”. Consegnò al re quanto l’anziana donna gli aveva suggerito.

Tornò nel deserto; in cima ad una grande duna scorse la seconda città, si incamminò e giunse sotto le mura dove chiese alle guardie di poter entrare; queste acconsentirono. Il palazzo era identico al precedente: era fatto di mattoni galli con la bandiera issata in cima alla torretta.

Consegnò al sovrano il secondo dono, un libro di favole, lo salutò e se ne andò.

Al terzo sovrano portò una moneta, al quarto una colomba in gabbia con la promessa che l’avrebbe liberata.

Al quinto portò i saluti e l’affetto di un’anziana donna che aveva incontrato nel deserto.

I cinque sovrani compresero il significato di quei doni, chiamarono il giovane Nadir e lo nominarono ambasciatore di pace di tutti quei paesi in lotta fra loro.

La donna del deserto continuò a girovagare per il mondo cercando un altro ragazzo cui affidare la sua pesante e ingombrante borsa della pace e della serenità.

 

(Jacopo B., Andrea R., Greta F., Andrea Z.)

 

(La borsa metafora delle nostre fatiche da condividere con gli altri)

 

 

 UNA SECONDA VITA

 

“…E rividi la luce! Finalmente le porte si riaprirono e vidi quel bel faccino che mi fissava e, nel contempo, si illuminava”.

“Sììì, li ho trovati! Fanno proprio al caso nostro” esclamò il bambino sorridente. “La sua manina vorace mi liberò dal peso di tutti i miei compagni di riposo forzato. Ora, eccomi qui!”

“Ciao a tutti, mi presento: sono John il jeans. Come? Direte voi: sei una borsa! Ebbene sì… Dovete sapere che parecchi anni fa ero l’idolo di tante ragazzine che si soffermavano davanti alla vetrina ad ammirarmi. Un giorno fui messo in una busta dorata e sistemato sotto un albero di Natale. Il giorno seguente, divenni la gioia e l’orgoglio di una buffa ragazzina alla quale riuscivo a donare sicurezza e determinazione.

Diventammo inseparabili! Ero così felice di essere il suo indumento preferito…Ma questo comportò anche qualche rischio: infatti, divenni vecchio, l’uso mi consumava, la moda mi sorpassava…

Venni sempre più spesso lasciato in disparte, finché un giorno la mia buffa ragazzina, diventata ormai una dolce mammina, decise di chiudermi in una scatola con altri abiti che, come me, non indossava più. Un giorno, però, rividi la luce! In tutti i sensi! Ritornare all’ aria aperta ha un valore inestimabile, ma ritornare ad essere un compagno di avventure non ha prezzo!

Grazie a quel bel visino e alle idee della sua mamma ora mi è stata data una seconda opportunità, una seconda vita.

Questa è la mia nuova vita. Grazie per avermi scelto come compagno”

 

(Andrea R. e la sua mamma)

 

                                     

 

 MARSUPIETTO

 

Ciao a tutti, son Gigetto

il tuo nuovo marsupietto.

Sono nuovo, sono bello

e proteggo il tuo borsello.

Son piccino e colorato,

ma non sempre così son stato;

da un bambino ero indossato

nella vita del passato.

Signor Jeans ero chiamato,

finché stretto son diventato,

ma con questa trasformazione

son felice di affrontare la mia nuova missione!!!

(Andrea R. e la sua mamma)

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