GIO' DENTI DI FERRO E IL BULLISMO
In classe abbiamo letto un brano tratto dal libro di Janna Carioli:“ Giò denti di ferro”.
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Giovanni è un bambino che frequenta la terza elementare, Tommaso è il bullo della classe, che lo punzecchia anche il giorno della gita perché porta l'apparecchio per i denti. Da qui il nomignolo Giò denti di ferro.
Giovanni non ha mai avuto il coraggio di affrontare un tipo come Tommaso, molto più alto di lui. E’ dalla prima elementare che il compagno lo prende in giro!.........
Inoltre, Viola, la bambina che gli piace, accartoccia di fronte a tutti il disegno che aveva fatto per lei………..
La lettura del racconto e lo stile divertente e leggero è stata l’occasione per parlare e riflettere sugli atteggiamenti scorretti che non fanno stare bene quando si è in gruppo.
Dopo la lettura, guidati dalla maestra, abbiamo parlato del racconto e del bullismo. Chiarito che il bullismo non è lo scherzo che si fa qualche volta ad un compagno con l’intento di divertirsi insieme. Oppure un litigio che può accadere a chiunque, anche tra di noi, abbiamo approfondito l’argomento su internet, cercato la sua definizione e fatto delle ricerche.
Per prima cosa i bulli si concentrano su “bersagli facili” e di solito gli episodi si svolgono in ambienti scolastici ed extra-scolastici.
Secondo le definizioni che abbiamo trovato, si tratta di bullismo quando uno studente viene esposto ripetutamente alle azioni offensive di uno o più compagni. Gli atti possono essere fisici, verbali o psicologici. Diciamo che qualcuno subisce delle prepotenze quando un altro coetaneo, o un gruppo, gli dicono cose cattive e spiacevoli. Quando riceve colpi, pugni, calci e minacce. Quando riceve bigliettini con offese e parolacce. Quando nessuno gli rivolge mai la parola e altre cose di questo genere.
Anche quando qualcuno viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria, questa è prepotenza!!!!
Quindi il bullo fa o dice cose per avere potere su un’altra persona e fa scherzi con lo scopo di ferire l’altro.
Un’altra forma di bullismo è quella che avviene attraverso l’utilizzo di intermet chiamato cyberbullismo, frequente nei giovani. Consiste nel mandare messaggi, video, ad esempio su Facebook, per infastidire, intimidire, mettere in difficoltà chi viene preso di mira.
La maestra ci ha chiesto anche di scrivere in poche righe le nostre riflessioni, partendo da questa domanda: “Ti è mai
successo di trovarti in una situazione come quella che ha
vissuto Giò o di assistere a una scena in cui un bambino o una bambina vengono presi in giro?”.
Dalla condivisione dei nostri testi scritti, è emerso che nessuno di noi ha vissuto una situazione simile al protagonista della storia e neanche ha assistito ad atti di bullismo nei confronti di altri bambini.
Però abbiamo capito che i bulli e le bulle esistono e dobbiamo dirlo ai grandi se ci troviamo in difficoltà, affinché essi non commettano più i loro atti di prepotenza.
La lezione si è conclusa con la realizzazione di due poster appesi fuori dall’aula.
Nel poster azzurro abbiamo inserito dell’etichette con scritto quelli che per noi sono i comportamenti che facilitano la collaborazione e fanno stare bene in gruppo. In quello rosso, abbiamo inserito invece le etichette con scritto gli atteggiamenti scorretti che non fanno stare bene quando si è in gruppo
Alissa &Giorgia